La tessitura
n.
inventario: 6
Definizione:
maciulla
Denominazione
locale: manganu,
màngano
Materia:
legno
Tecnica
di esecuzione: intaglio
Misure:
lunghezza 123 cm; larghezza 29 cm
Datazione:
prima metà del XX secolo
Stato
di conservazione: ottimo
Descrizione: Lo strumento è formato da due tronchi
di legno combacianti per mezzo di una doppia scanalatura sulla quale aderisce
il tronco superiore che ha un solco combaciante con il ciglio dei due canali
inferiori. Un perno posto al vertice inferiore, attraversa e incastra tra loro
le due assi, di cui quella superiore, munita di manico.
Utilizzo:
macchina tessile impiegata per
separare le fibre legnose di certi vegetali (lino, canapa, ginestra) da quelle
utilizzabili per la filatura. La maciulla veniva appoggiata ad un muretto e posta in obliquo, prima di essere
azionata a leva sollevando con la destra il tronco superiore dall’apposito
manico. Contemporaneamente si teneva con la mano sinistra la fibra vegetale da
battere, posta all'interno della maciulla. La fascina veniva così battuta con
gesti decisi e ripetitivi in modo da sfibrare le fibre vegetali.
n.
inventario: 25
Definizione:
fuso di ferro
Denominazione
locale: fusu di ferro, agrastisìdero, aratthisìdero, agrastosìdero
Materia:
ferro
Tecnica
di esecuzione: forgiatura/battitura
Misure:
lunghezza 36 cm x diametro 16 cm
Datazione:
prima metà del XX secolo
Stato
di conservazione: discreto
Descrizione: Lo strumento è formato da un’asse
cilindrica al vertice della quale è saldata la fuseruola, dalla forma
circolare. Il fuso è sprovvisto dei cannelli che venivano posti dentro l’asta
metallica, la cui estremità inferiore è leggermente appuntita, in quanto doveva
roteare nella parte concava di una pietra o di un cubo di legno.
Utilizzo:
Il fuso di ferro, utilizzato per
riempire di filato dei cannelli da spola o da orditoio, veniva fermato tra le
gambe delle donne e poggiato sopra una pietra o un cubo di legno, muniti al
centro di un foro o di una parte concava. Lo strumento veniva azionato ponendo preventivamente
dentro l’asta metallica uno o più cannelli di canna di fiume, della lunghezza
di 6 7 8 cm, sui quali veniva avvolto il filo. Le donne, stando sedute,
trattenevano il fuso mentre tenevano con una mano il filo di una matassa posta
nell’arcolaio. Contemporaneamente con l'altra mano agivano sul volano per far ruotare
velocemente il cannello, avvolgendo così in modo uniforme il filato.
n.
inventario: 29
Definizione:
cardatrice
Denominazione
locale: rasteddhi;
cardalòra (Gallicianò), cheròtteno, cheròsteno
Materia:
legno/ferro
Tecnica
di esecuzione: sagomatura, battitura
Misure:
lunghezza 45 larghezza 45 cm; altezza chiodi 5 cm
Datazione:
metà del XX secolo
Stato
di conservazione: discreto
Descrizione:
lo strumento è composto da una coppie di tavole di forma quadrangolare, irte di
chiodi di ferro posti in modo circolare.
Utilizzo:
questo genere di cardatrice, utilizzata
per pettinare e rendere
soffice la lana, veniva utilizzata ponendo in uno dei due pettini su un tavolo,
in senso leggermente obliquo, poggiandolo su una tegola o un supporto. Tra i
chiodi del pettine venivano quindi inseriti ciuffi di lana, successivamente sfregati con l’altro cardatore, mediante un
movimento ripetuto dall’alto verso il basso. La sfregatura di un pettine contro l'altro, con in mezzo
l'ammasso di fibre provvedeva a districare le fibre stesse, liberandole dalle
impurità al fine di permettere le successive operazioni di filatura.
n.
inventario: 33
Definizione:
forbici tosapecore
Denominazione
locale: zzalithia; spalìsia (Gallicianò), spalìthia
(Roghudi), zzalìthia (Bova)
Materia:
ferro
Tecnica
di esecuzione: forgiatura, battitura
Misure:
lunghezza 32; larghezza lama 15 cm
Datazione:
seconda metà del XX secolo
Stato
di conservazione: discreto
Descrizione: Lo strumento è composto da due lamine metalliche che formano,
ciascuna, una lama a base larga terminante a punta, mentre all'altra estremità
sono curvate in modo da formare il manico.
Utilizzo:
Le forbici venivano usate per
tosare le pecore o tagliare la lana. Una volta impugnate le forbici si azionavano
le lame, recidendo la lana dall’animale, preventivamente fermato sul terreno.
n.
inventario: 36
Definizione:
fibra di ginestra battuta
Denominazione
locale: clonòsparto,
spartunìa
Materia:
vermene di ginestra battute
Tecnica
di esecuzione: taglio, macerazione e battitura
Misure:
lunghezza 20; larghezza 8 cm
Datazione:
metà del XX secolo
Stato
di conservazione: mediocre
Descrizione: vermene di ginestra battuta, dopo
essere stata sottoposta a macerazione in acqua.
Utilizzo:
le vermene di ginestra sottoposte a battitura, con mazze e successivamente
mediante maciulla, venivano utilizzate per ricavare un particolare filato fino ai primi anni ottanta del secolo scorso.
Dalle vermene di ginestra, si ricavavano fascine di ginestra, che messe
macerare in acqua si battevano su sassi o su appositi piani di legno. Si
procedeva poi alla cardatura e alla filatura seguendo la stessa procedura che
veniva impiegata per altre fibre vegetali, quali il lino e la canapa.
n.
inventario: 41
Definizione:
battitore
Denominazione
locale: mazza;
ràddo, camàci
Materia:
legno
Tecnica
di esecuzione: intaglio
Misure:
lunghezza 45; diametro 20
Datazione:
metà del XX secolo
Stato
di conservazione: discreto
Descrizione: Lo strumento è formato da un asse di
forma cilindrica, munita di manico
Utilizzo:
il battitore serviva a sfibrane le fibre
tessili, in particolare lino,
canapa e ginestra, al fine di renderle morbide, separandole dalla parte legnosa. Lo strumento si sollevava in alto impugnandolo con lo mano destra. Si procedeva
quindi a battere le
fascine, riposte su un piano, con un gesto
ripetuto e deciso.