Le sezioni

I temi che animano il Museo seguono alcuni grandi filoni della cultura popolare greco calabra, esplicati attraverso ricostruzioni di ambienti, scenografie, pannelli didattici e installazioni audiovisive


Presenze etniche e linguistiche in Calabria

Il percorso museale è introdotto da una sezione che illustra la distribuzione delle tre minoranze etniche e linguistiche presenti in Calabria (Albanesi, Occitani e Grecanici), focalizzando l’attenzione sull’origine e sulla storia delle comunità grecaniche, eredi dell’antico passato magno greco e bizantino che interessò in modo particolare il versante meridionale dell’Aspromonte, dove ancora oggi persiste l’uso della lingua greco-calabra.

Bova Marina (RC) - ph. Andrea Borzi
Il focolare domestico

La ricostruzione di un ambiente domestico condensa i principali temi della sfera familiare e del ciclo del ciclo della vita. Miti e credenze animano una casa contadina, raccontando le fatiche di una società agro pastorale, il cui tempo era scandito da riti precisi, celebrati in occasione della nascita, del fidanzamento, (to cippitinnau) e della morte. Un mondo dominato dalla miseria, da speranze e paure, dove il sacro e il profano svolgevano un ruolo preponderante, e dove il cibo acquisiva una funzione simbolica per consolidare parentele, stringere amicizie, suggellare accordi, veicolare codici di appartenenza. L’arco cronologico di un intero secolo, il Novecento, è raccontato attraverso diversi modelli di lumi che consentono di seguire l’evoluzione dei sistemi di illuminazione nell’area grecanica.

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Calzolai e mastri ferrai

La sezione accende un faro sull’attività dei calzolai e dei fabbri, grazie alla ricostruzione di una bottega artigianale colma di coltelli, lame, cesoie, bisturi, ferri di cavallo, asini e muli, attrezzi di lavoro ricavati da materiali di riciclo. Mastri ferrai e calzolai erano, insieme ai sarti, mastri d’ascia e i barbieri, le sole categorie artigiane ad avere tra Otto e Novecento dei laboratori artigianali. In particolare i mastri ferrai svolgevano un ruolo fondamentale all’interno delle comunità agro pastorali grecaniche, in cui prevalente era il numero di individui che mettevano a disposizione la forza delle proprie braccia per lavorare la terra.

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L'arte dell'intreccio

L’arte dell’intreccio era una forma artigianale praticata da molti. Tuttavia diffuse erano le maestranze specializzate nella lavorazione degli steli di canna, di polloni di ulivastro, lentisco e melograno, da cui ricavare panieri e cestini delle più disparate forme e dimensioni. La sezione, oltre ad esporre un interessante repertorio di cestinerie, mette in evidenza le principali piante utilizzate nell’arte dell’intreccio, come ad esempio il giunco, la canna comune, la ferula, specie quest’ultima con la quale si realizzavano sgabelli pratici e leggeri.

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Il canto la musica e la danza

Il canto, la musica e le danze tradizionali costituiscono il tema di questa sezione, che espone, dirimpetto alla ricostruzione di una fonte d’acqua, i principali strumenti musicali ancora in uso nell’area grecanica. La musica, così come il canto e la danza scandiscono tutte le occasioni di socializzazione delle comunità greco-calabre. Presenti in tutte le fasi del ciclo della vita e dell’anno, vengono acquisite dai giovani in occasioni di nascite, serenate, matrimoni e feste religiose. Questo patrimonio musicale, tramandato oralmente da generazione in generazione, si compone di ninne nanne, nenie funebri, ma soprattutto canti su zampogna, organetto e chitarra, canti polifonici e “muttette”, cantate a botta e risposta. I temi principali di questi canti sono sostanzialmente quattro e comprendono innanzitutto l’universo femminile, richiamato alla mente nella metafora dell’acqua, simbolo di fertilità, e della fonte, dove la donna aveva la possibilità di incontrare l’amato.

lira
La tessitura

Il fulcro della collezione etnografica di Bova Marina è costituito dalla sezione dedicata all’arte della tessitura delle fibre animali e vegetali. Oltre ai filati ricavati dalle vermene di ginestra, pettini con manici di cuoio e cardatori di vario genere, sono esposti una maciulla mobile di gelso, una pala e due mazze per la battitura dei filati. A parlare della tessitura sono inoltre fusi in legno e metallo, rocchetti, due telai di dimensioni diverse, conocchie in legno di pero e una coperta di ginestra, decorata con un motivo geometrico a rombi iscritti, dei primi anni del Novecento. Un dettagliato corredo fotografico consente di seguire tutte le fasi della tessitura della ginestra, peculiarità artigianale tipica della Calabria Greca

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Pastorizia e la produzione casearia

La ricostruzione di un ovile fa da sfondo ai temi della pastorizia e della produzione casearia, attività prevalenti nel territorio grecanico, in particolare nelle contrade di Bova Marina. Tra i manufatti artigianali che impreziosiscono la sezione, spiccano particolari stampi lignei per la preparazione di un formaggio locale prodotto durante il periodo pasquale, detto musulupo. Peculiarità di questi stampi è la loro forma riproducente un seno o una figura femminile stilizzata, allusiva alla fertilità. Una simbologia che si palesa anche in alcune tipologie di decori che ornano i manufatti artigianali in legno connessi alla pastorizia e in generale al cibo, come si evidenzia nei cucchiai, nei mestoli e in diversi arnesi per fare il formaggio e la ricotta. Ornamenti che impreziosiscono anche i collari per ovini e caprini, destinati a diverse varietà d’animali che nell’area grecanica sono appellati con nomi grecanici diversi, in virtù del sesso, dell’età, del manto e delle corna.

Pastorizia collari
L'agricoltura

L’agricoltura è sempre stata alla base dell’economica dei Greci di Calabria. La sezione dedicata il mondo rurale è raccontata attraverso i manufatti impiegati per lavorare la terra. Aratri, falci, arnesi per seminare, zappare, raccogliere il fieno e le olive. Particolarmente interessanti sono le diverse unità di misura destinate a pesare i cereali, setacci e madie per impastare la farina. Al mondo del grano si accosta quello della viticultura, illustrato da diverse tipologie di botti, unità di misura per liquidi, alcuni contratti sulla vendita del vino nella Bova Marina dei primi del Novecento. La sezione, oltre ad essere arricchita di un modello di arnia, realizzata con canne di fiume, espone un simbolo della cultura agro pastorale dell’area grecanica: una Pupazza. Si tratta di un rito antichissimo ancora vivo nel borgo di Bova, dove in occasione della Domenica della Palme, vengono realizzati manichini vegetali, riproducenti forme femminili, portati in processione, dopo essere state benedetti. Il rito è carico di rimandi archetipi, soprattutto quando al termine della liturgia, queste dame, addobbate con fiori e primizie, vengono smembrate dai fedeli, che fanno incetta di rametti da conservare per la benedizione delle case o utilizzare come strumento per togliere il malocchio. Secondo alcuni studiosi questo rituale etnografico rievoca antichi culti agrari, in particolare quelli legati alle dee Demetra e Kore.

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I sistemi abitativi

La sezione connessa al sistema abitativo rurale riunisce insieme accessori di carpenteria, frammenti di tubature in ceramica, diverse tipologie di chiavistelli, un’interessante serie di stampi di legno per la realizzazione di mattoni e tegole. Questa sezione consente di cogliere aspetti inediti sulla tecnica di costruzione delle antiche abitazioni che animavano la campagna di Bova Marina, realizzate principalmente in muratura mista, con ciottoli di fiume. La sezione contempla anche un interessante schedario anagrafico dei primi abitati del comune costiero, staccatosi dal comune di Bova nel 1908.

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La filiera del bergamotto

L’ultima sezione del museo è dedicata alla filiera del bergamotto, agrume tipico della costa jonica reggina, coltivato per ricavare, dagli olii essenziali contenuti nelle bucce, dei fissativi per profumi. Questo ibrido di agrumi, che cresce solo per innesto, ha costituito la prima e vera fonte di reddito per gli abitanti del comune di Bova Marina. Fu infatti proprio l’introduzione del bergamotto nella seconda metà dell’Ottocento ad incentivare lo sviluppo urbano non solo di Bova Marina ma in generale della Calabria Jonica, attirando nelle pianure costiere le popolazioni dell’interno aspromontano. Foto ed immagini storiche fanno da corredo a manufatti ed utensili del tutto peculiari, come ad esempio i contenitori in corteccia di castagno all’interno dei quali venivano riposti i frutti di bergamotto durante la raccolta. Tra gli oggetti esposti spicca un esemplare di Macchina Calabrese, un macchinario per l’estrazione dell’essenza di bergamotto, inventato nel 1844 dal reggino Nicola Barillà, e grazie al quale si avviò il processo di industrializzazione dell’estrazione del potente fissativo. Prima di allora l’essenza di bergamotto veniva estratta dalla scorza per pressione manuale, fatta assorbire da spugne naturali, collocate in appositi recipienti detti “concoline”, di cui il museo vanta bellissimi esemplari. Degni di nota sono inoltre le tabacchiere, ricavate dalle bucce essiccate di bergamotto, la cui moda spopolò in Inghilterra alla fine dell’Ottocento. Chiude il percorso allestitivo un video sulla storia del bergamotto, attraverso cui è possibile seguire anche tutte le fasi di lavorazione che attualmente vengono impiegate per estrarre l’essenza di questo particolare agrume, denominato l’oro verde della Calabria.

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