pastorizia e la produzione casearia
n.
inventario: 180
Definizione:
sgabello per mungitura
Denominazione
locale: scaneddhu,
scannì
Materia:
tronchi secchi di ferola (ferula communis L.)
Tecnica
di esecuzione: incastro
Misure:
altezza 23 cm, lunghezza 26 cm
Datazione:
1983
Stato
di conservazione: discreto
Descrizione:
sgabello di forma cubica, estremamente
leggero e maneggevole.
Utilizzo:
sostenere il corpo in forma seduta
durante le operazioni di mungitura.
n.
inventario: 186
Definizione:
spino tagliacagliata
Denominazione
locale: clastì;
clastrì àsce calàmi
Materia:
canna comune
(Arundo donax L., 1753) e steli di legno
Tecnica
di esecuzione: incisione,
piegatura/ sagomatura
Misure:
lunghezza 94 cm, larghezza 10 cm
Datazione:
seconda metà del XX secolo
Stato
di conservazione: buono
Descrizione:
l’arnese è costituito da uno stelo di
canna sulla quale sono incise, lungo l’estremità inferiore, coppie di
tacche, funzionali ad inserire steli di canna ricurvi, perni cilindrici di
legno posti a raggiera e bande di legno dai bordi dentellati.
Utilizzo:
questo arnese, tipico della filiera casearia, serviva per rompere la cagliata. Si poneva dentro il recipiente pieno
di latte messo a bollire e si muoveva in senso rotatorio, frantumando la
quagliata che si andava progressivamente formando.
n. inventario: 187
Definizione: colatoio
Denominazione locale: sculaturi; mastrèddha
Materia: legno
Tecnica di esecuzione: intaglio
Misure: lunghezza 45 cm, larghezza 28 cm,
altezza 8 cm
Datazione: metà del XX secolo
Stato di conservazione: ottimo
Descrizione: contenitore di forma triangolare fornito di una bassa bordura e un
versatoio.
Utilizzo: raccogliere il latte in eccesso che fuoriusciva dai panieri per formaggio
e dalle fuscelle di ricotta durante la loro rispettiva preparazione e
confezionamento.
n.
inventario: 198
Definizione:
stampo per formaggio quaresimale
Denominazione
locale: musulupàra
Materia:
legno di gelso
Tecnica
di esecuzione: intaglio
Misure:
lunghezza 15 cm, diametro 10 cm; altezza 3 cm
Datazione:
metà del XX secolo
Stato
di conservazione: buona
Descrizione:
stampo di forma circolare, con intagli
e fori munito di manico.
Utilizzo: questo particolare stampo per formaggio serviva per dare forma ad un
prodotto caseario tipico della Calabria grecanica, chiamato “musulupa”. Si
tratta di una sorta di tuma, realizzata durante il periodo pasquale, consumata
fresca o come ingrediente di una frittata che si prepara il giorno di Pasqua.
Oltre alla forma sferica, allusiva ad un seno, sono frequenti stampi dalle
sagome femminili. In entrambe gli stampi sono presenti dei fori per permettere
lo scolo dei liquidi in eccesso del prodotto caseario.
n.
inventario: 205
Definizione:
collare per caprini
Denominazione
locale: scigghjottu,
coddhàri, cuddhàri
Materia:
legno di gelso nero (Morus nigra L.)
Tecnica
di esecuzione: piegatura, intaglio
Misure:
altezza 19 cm, larghezza 12 cm
Datazione:
metà del XX secolo
Stato
di conservazione: ottimo
Descrizione:
pezzo di legno ricurvo a forma a
ferro di cavallo, con fori triangolari alla base ed intagli geometrici lungo
tutta la superficie, composto da triangoli
concentrici e un modulo decorativo a dentelli, ricorrente nell’artigianato
grecanico, denominato dente di lupo.
Utilizzo:
il collare serviva per legare al collo dell’animale un campanaccio che fissato
ai fori mediante una striscia di cuoio.
n. inventario: 209
Definizione: calzari in pelle di capra
Denominazione locale: calandrèddhi
Materia: pelle di capra con lacci di cuoio
Tecnica di esecuzione: concia, taglio, foratura
Misure: lunghezza 22 cm, larghezza 15 cm
Datazione: ultimo quarto del XX secolo
Stato di conservazione: mediocre
Descrizione: coppia di lembi di pelle di capra conciata, ripiegate alle
estremità, a cui sono allacciate, tramite dei fori praticati lungo i bordi, dei
lunghi lacci di cuoio.
Utilizzo: questo genere di calzare è stato
in voga fino agli anni Cinquanta del secolo scorso. Realizzate con pelle di
bovini o caprini, erano assicurate al piede tramite delle stringhe di cuoio allacciate
alla gamba. Si calzavano dopo aver indossato grosse calze di lana o ginestra o
fasciato i piedi con pezzi di stoffa di tessuti vari, ricavati dalla filatura
della canapa o della ginestra. Erano portate sia dagli uomini che dalle donne.
Si adattavano a tutti i tipi di terreno, lasciando grande libertà di movimento
nel lavoro. Oggi è ancora possibile vederle indossate in occasione di eventi
folkloristici e di promozione turistica.